Articoli dell'anno 2019

Presentazione di “Storia culturale della canzone italiana”

Sabato 16 novembre 2019, alle 18,
presso la sede dell’Istituto Ernesto de Martino

Presentazione del libro
Storia culturale della canzone italiana
di Jacopo Tomatis (Il Saggiatore, 2019)

Jacopo Tomatis - Storia culturale della canzone italiana - Copertina

Con l’autore ne discuteranno Alessandro Casellato, Antonio Fanelli, Alessandro Portelli, Claudio Silingardi.

Con la partecipazione di Peppe Voltarelli.

Tutti sappiamo – o pensiamo di sapere – che cos’è la canzone italiana. Ne parliamo con gli amici guardando Sanremo, la ascoltiamo su Spotify o su vinile, la cantiamo sotto la doccia, la amiamo, la odiamo, o tutt’e due le cose insieme. Ma che cosa rende “italiana” una canzone? Felicità, siamo tutti d’accordo, suona come una tipica “canzone italiana”, al punto che potremmo definirla “all’italiana”. E allora Via con me di Paolo Conte, coeva eppure lontana miglia e miglia dal successo sanremese di Al Bano e Romina, non lo è? O forse lo è meno, con quello swing americano e quella voce roca?

Jacopo Tomatis parte da qui, dal ripensamento delle idee più diffuse sulla canzone italiana («canzone italiana come melodia», «canzone italiana come specchio della nazione», «canzone italiana come colonna sonora del suo tempo»), per scriverne una nuova storia. Fatta circolare su spartito o su rivista, trasmessa dalla radio, suonata da dischi e juke-box, al cinema e alla tv, in concerti e festival, la canzone è stata, per un pubblico sempre più giovane, il punto di partenza per definire la propria identità (su una pista da ballo come nell’intimità della propria stanza), per fare musica e per parlare di musica. E allora hanno qualcosa da dirci non solo Vola colomba, Il cielo in una stanza, Impressioni di settembre, La canzone del sole, Preghiera in gennaio, ma anche i nostri discorsi su queste canzoni, come le ascoltiamo, come le suoniamo, come le ricordiamo.

Storia culturale della canzone italiana ripercorre i generi e le vicende della popular music in Italia ribaltando la prospettiva: osservando come la cultura abbia pensato la canzone, quale ruolo la canzone abbia avuto nella cultura e come questo sia mutato nel tempo – dal Quartetto Cetra agli urlatori, da Gino Paoli al Nuovo Canzoniere Italiano, da De Gregori a Ghali. Con la consapevolezza e l’ambizione che fare una storia della canzone in Italia non significa semplicemente raccontare la musica italiana, ma contribuire con un tassello importante a una storia culturale del nostro paese. Del resto, quando parliamo di musica non parliamo mai solo di musica.

Jacopo Tomatis, musicologo, giornalista, musicista, insegna Popular music al Dams di Torino ed è redattore del Giornale della musica.

Canzoni contro la guerra 2019

Banksy - Bambino che infila un fiore nella canna del fucile di un soldato - 2007 - Stencil su muro - Betlemme

Sono ormai 7 anni che ogni prima domenica del mese di novembre l’Istituto Ernesto de Martino, il Comitato Fermiamo la Guerra di Firenze, il Circolo l’Affratellamento di Ricorboli, l’ANPI di Firenze, la Camera del Lavoro, in collaborazione con Le MusiQuorum, il Circolo ARCI Lavoratori di Porta al Prato e i Ribelli in Cor organizzano questa iniziativa.
La scelta della data, giornata delle Forze Armate e della vittoria nella Grande Guerra, per noi il grande macello, non è ovviamente casuale, anche se Canzoni Contro la Guerra non è mai stato rivolto soltanto al passato: anche negli anni scorsi abbiamo parlato del nostro oggi, dei conflitti contemporanei e delle loro conseguenze.

Quest’anno l’attenzione sarà rivolta alla situazione siriana e all’attacco militare turco contro i Curdi; sarà con noi Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo “Orso”, internazionalista, volontario con le milizie curde ucciso in Siria.

Il programma

Domenica 3 novembre 2019, dalle ore 16.30
Teatro Affratellamento, via G.P. Orsini 7, Firenze

Canzoni contro la guerra

con

  • Le MusiQuorum
  • Ribelli in Cor
  • De’ Soda Sisters
  • Tiziano Mazzoni
  • Marco Chiavistrelli
  • Intervento di Alessandro Orsetti

Al termine del concerto seguirà buffet
Ingresso libero con contributo
Durante l’iniziativa sarà possibile iscriversi all’Istituto Ernesto de Martino

Presentazione di “Arriverà l’estate?” delle De’ Soda Sisters

Venerdì 25 ottobre, ore 18, Libraccio, Via de’ Cerretani 16/R, Firenze

Le De’ Soda Sisters presentano il loro nuovo album,
Arriverà l’estate?

Con Giampiero Bigazzi (Materiali Sonori) e Antonio Fanelli (Istituto Ernesto de Martino).

De' soda sisters - Arriverà l'estate?

Le De’ Soda Sisters nascono a Rosignano Solvay nel febbraio del 2011. Il nome del gruppo è un ironico omaggio proprio a ciò che caratterizza Rosignano Solvay: il bicarbonato e le sue spiagge bianche. Il gruppo, tutto al femminile, che vede unione di modi di fare e di dire della provincia di Livorno e di quella di Firenze, predilige spazi scenici contenuti per stringersi al pubblico e farlo sentire parte integrante del concerto. Musica da strada che si fa largo fra piazze, piazzette, vicoli stretti e balere arredate con tavoli e candele.

«La domanda più frequente che ci siamo poste, che ci hanno posto e che abbiamo sentito porre in quest’ultimo periodo durante questo maggio anomalo, bizzarro che, dal punto di vista climatico poteva assomigliare più che altro a un novembre, è stata: “Arriverà l’estate?”. E mentre registravamo il disco col maglione di lana, e ci chiedevamo se con quella non-primavera sarebbe mai arrivata l’estate, il brutto clima non si limitava al meteo, ma, ahimè, si estendeva alla politica italiana (e non solo…), alla situazione sociale, economica e culturale del nostro Stivale, ovunque ci giravamo sentivamo odore di odio sociale, razzismo, paura. E quando alla fine è arrivata l’estate le cose non sono affatto migliorate.»

Le De’ Soda Sisters sono Benedetta Pallesi, Veronica Bigontina e Lisa Santinelli

Vedi anche
www.desodasisters.it
www.matson.it

Milano per Ivan Della Mea

Insieme alla Camera del Lavoro Metropolitano di Milano, a Radio Popolare, alla Associazione Culturale Secondo Maggio e alla casa editrice Agenzia X, l’Istituto Ernesto de Martino organizza un’iniziativa in ricordo di Ivan Della Mea nella sua città, Milano.

Venerdì 25 ottobre 2019
presso l’auditorium Di Vittorio alla Camera del lavoro
Corso di Porta Vittoria, 48, Milano
La nave dei folli
Milano per Ivan Della Mea

Milano per Ivan Della Mea - Volantino

Programma

Ore 19.30: presentazione del libro La nave dei folli. Vita e canti di Ivan Della Mea con l’autore Alessio Lega

Ore 21.00: concerto con le canzoni di Ivan. Suoneranno e canteranno Alessio Lega, Guido Baldoni, Rocco Marchi, Francesca Baccolini, Sasà Sorace. Altri musicisti, poeti e amici saliranno sul palco

Entrata 10 euro

Nell’atrio dell’auditorium sarà allestita una mostra con dischi, libri, manifesti e molto altro materiale di archivio.

L’Etiopia, quando la storia orale racconta della guerra

Di Matteo Dominioni, da «Il Manifesto», 27 settembre 2019, p. 13

Filippo Colombara - Raccontare l'impero - Copertina

La storiografia sul passato coloniale dell’Italia, soprattutto quella riguardante il Corno d’Africa, è assai nutrita. Indipendentemente dal valore scientifico o meno delle opere, dall’approccio e dal metodo e dall’interpretazione dei fatti, si tratta di un tema che ha sempre riscosso notevole interesse tra il pubblico, il quale ha mantenuto viva una memoria che altrimenti si sarebbe perduta.

Molto spesso siamo di fronte a una memoria viziata e piegata, perché prodotta dagli ambienti colonialisti e veicolata al loro interno da comprimari di regime o da funzionari dei ministeri. Potrebbe essere un paradosso, considerando la mole delle pubblicazioni e il coinvolgimento delle masse in termini di numeri, ma tra la vasta letteratura mancano le voci di popolo, quelle dal basso, perché i reduci sono stati restii e reticenti nel raccontare la vita d’Africa. Questo spiega, almeno a grandi linee, come mai solamente in parte sia stata scritta una storia sociale o sulla vita materiale di tutti i giorni delle colonie.

Da alcune settimane è disponibile il volume Raccontare l’impero. Una storia orale della conquista d’Etiopia (Mimesis, pp. 323, euro 26) di Filippo Colombara che offre un prezioso contributo agli studi coloniali, per il metodo utilizzato nella ricerca, per la tipologia di fonti utilizzate, per la sintesi e l’argomentazione e, rispetto a quanto detto, in sostanza offre una visione dal basso dalla quale emergono continuamente contraddizioni e tensioni per nulla facili da gestire. Colombara, a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 intervistò – registrando su magnetofono come appreso dalla lezione di Gianni Bosio – una trentina di ex combattenti della guerra d’Etiopia originari del Piemonte nord orientale (Verbano Cusio Ossola, Novarese, Vercellese e Biellese) arruolati nelle divisioni Sabauda, Gavinana, Assietta, qualche alpino del battaglione Intra e alcune camicie nere.

L’autore quindi costruisce e utilizza fonti piuttosto omogenee che taglia, sminuzza e ricuce in una narrazione che mai perde di contatto con le questioni dell’epoca, la storiografia, gli snodi problematici, ulteriormente arricchiti e argomentati, e i vari dibattiti che negli anni sono comparsi anche tra le cronache giornalistiche e non solo tra gli addetti ai lavori. Non vi è mai la percezione di leggere cose già scritte e dette da altri: d’altronde sono i reduci che parlano offrendo tante piccole storie che non sono mai ripetitive. Il testo è arricchito da fotografie scattate dai reduci intervistati, scelte dall’autore in modo pertinente rispetto a quanto raccontato nel testo.

Il libro di Colombara colma un vuoto pesante. In esso parlano gli ex combattenti, persone comuni e di popolo, non i comandanti o i politici; voci che animano storie e modi di vita altrimenti sottaciuti; voci che alimentano una storia dal basso e una storia sociale che, almeno per quanto riguarda il colonialismo fascista, è ancora tutta da scrivere. Avere, a così tanti anni di distanza dagli eventi, un buon numero di testimonianze orali interpretate da colui il quale le registrò con una metodologia che si richiama apertamente all’Istituto de Martino, rappresenta in un certo senso un inaspettato e piacevole incontro con storie inedite altrimenti irrintracciabili, le quali vanno ad aggiungersi ai lavori di Irma Taddia, Giovanni Dore e Fabienne Le Hoerou.

Ultima osservazione. Le storie prendono colore, si impregnano di profumi e odori, rumoreggiano, grazie a testimonianze per nulla scontate e banali, a differenza di quanto letto fin troppe volte, ricche di particolari sugli usi e i costumi degli etiopici. È ovviamente la visione che hanno i soldati italiani dell’Etiopia e delle sue genti, ma trattandosi di testimonianze dal basso, emergono comunque aspetti interessanti e che problematicizzano la questione dello scontro/incontro con l’altro.